jueves, 5 de junio de 2014

Quale morale? A proposito del convegno su Carlo Gentile del 6 Giugno 2014 a Foggia.


Carlo Gentile (1920 -1984) era già stato ricordato a Foggia nell’incontro: Il magistero di C. G., tenuto a Palazzo Dogana il 29 Gennaio 2000 i cui atti, curati da G. Cristino, furono pubblicati da Grenzi nel 2003; nel 2007 a Rocchetta S. Antonio fu invece ricordato suo padre Francesco per l’occasione della pubblicazione delle Opere scelte a cura di Daniela Mammana, Cristino si occupò della presentazione. Il 6 di Giugno 2014 la Magna Capitana e la Loggia “Carlo Gentile” del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, sotto l’Altro Patronato del Presidente della Repubblica, tengono una giornata di studi sulla figura del docente foggiano con relazioni dei proff. Cazzaniga e Fedele, mentre la dr.a Fatigato tratterà il tema: I periodici della Biblioteca di Carlo Gentile già oggetto di una sua corposa pubblicazione: Atomi e Vuoto e il Divino in me (G. Rensi) Ex Libris C. G. presentata sempre da Cristino e pubblicata da Grenzi per la Biblioteca, or è poco. Modera i lavori Michele Loffredo. Per l’occasione è stata allestita una mostra bibliografica e documentaria, nella Sala Consultazione, con l’esposizione di alcuni degli 8.000 volumi e dei 400 periodici che Gentile ha lasciato alla Biblioteca e di cimeli dei riti massonici e martinisti appartenutigli, infine i manifesti dell’Associazione del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, redatti ogni anno dal Gentile.
Tutto questo fervore intorno alla figura ed all’opera del Gentile, del quale fui buon conoscente e giovane collega, quando lui era ormai attempato, e con il quale partecipai al convegno giannoniano di Ischitella nel 1976, non può che farmi piacere. Colleghi ed alunni lo ricordano con affetto, per la sua apertura mentale e la dirittura di docente; per tutta la vita non trascurò lo studio certosino; infine, particolare non trascurabile, ha lasciato il cospicuo fondo alla Biblioteca provinciale qualificandosi come un foggiano DOC.
Quello che mi lascia un perplesso in questa operazione culturale di sicuro valore, a parte il patrocinio del Presidente della Repubblica che non posso condividere, non è tanto il doveroso ricordo della figura e dell’opera del Gentile, quanto l’enfasi che si vuole dare al ricordo di un docente ed intellettuale foggiano portando alle stelle un’opera di studioso e ricercatore che viene qualificato a volta a volta come grande storico, grande filosofo, tra i più grandi di Foggia etc… elevando una figura che certo non ha vissuto nella “aurea mediocritas” ma nemmeno ha toccato le vette del pensiero e della ricerca. Voglio essere ancora più chiaro: tutto mi da l’idea, senza nulla togliere a nessuno, né tantomeno al Gentile, che si tratti di una operazione connotata da partigianeria.
E “partigiano” fu lo stesso Gentile per tutta la sua vita ma di idee e settori ben diversi ra loro.
Maurizio De Tullio mise per primo in rilievo - il 26 Febbraio scorso, in un “pezzo” dal titolo eloquente: Quando Carlo Gentile difendeva la "Razza Italiana" pubblicato in Lettere Meridiane, il sempre interessante blog di Geppe Inserra - l’appartenenza del Gentile ad un’altra congrega: il fascismo. Fra le due cose vanno fatte le dovute differenze: Palazzo Giustiniani, dopo la legge contro le associazioni segrete del 1925, costituì un Comitato clandestino d’organizzazione con pieni poteri mentre il Gran Maestro Domizio Torrigiani, ritenuto corresponsabile dell’attentato dell’on. Zaniboni e del gen. Capello alla vita di Mussolini, venne arrestato e condannato a cinque anni di confino… mentre il fascismo, con i suoi orribili delitti, rimane il fascismo! Ma chi vi abbia collaborato e firmato le sue idee non può certo essere considerato d’improvviso un’altra persona anche se professa d’improvviso idee opposte come aveva professato e sostenuto quelle fasciste.
Carlo Gentile nel 1938
Introdotto dal padre nel giornalismo collaborava a vari giornali e riviste, ormai trasformati in “Foglio d’ordine dei fasci di combattimento”, fra cui “Otto Settembre”, con vari pezzi fra cui il delirante: Il problema della razza dal punto di vista storico (II, 40 del 12 Ago 1939) in cui afferma: “Nella conquista dell’Impero e nella difesa della causa fascista, sugli insanguinati campi iberici, la nostra razza ha dimostrato al mondo contemporaneo i propri valori innegabili e le inesauribili energie; essa, protetta dalla saggia opera di difesa del Regime Fascista, costituirà nell’avvenire il substrato formidbabile, dal quale l’Italia scriverà la sua storia.” Attivo integrante del Guf di Foggia commemorò, con accenti esoterici e ieratici, che costituiranno in seguito il suo “leitmotiv”, Lorenzo Frattarolo, importante personaggio del regime, segretario del GUF. Perfettamente imbevuto di retorica fascista pubblicava composizioni poetiche futuriste riuscite ma piuttosto demodè, come: Ad un trimotore italiano (“Fiammata” IV, 35 del 17 Nov. 1941). Era e restò una buona penna! (La foto è tratta da www.mangano.it).
Per il giovane Carlo, nel 1945 fu facile “tornare” alla massoneria e professare idee diametralmente opposte a quelle precedenti: il padre Francesco, giornalista ed intellettuale liberale e massone, anch’egli passato al fascismo ed assiduo collaboratore di giornali fascisti, assurse al grado di Oratore mentre lo zio materno Carlo Irace a quello di Maestro Venerabile.
Luigi Paglia, che fu suo alunno, partecipando al dibattito innescato su Lettere Meridiane, affermava: “(…) non mi sarei mai aspettato simili … trascorsi giovanili (ma a meno di 20 anni è possibile commettere errori che in età adulta si superano e si stigmatizzano) (…) e non sarei tanto sicuro che solo la guerra e la caduta del fascismo lo abbiano… preservato da una luminosa carriera fascista.”. Rispondo al dubbio di Luigi Paglia, che prosegue con un paragone fra il giovane Gentile e l’attempato Croce, paragone fuori da ogni prospettiva storico-politica: se l’Italia fosse caduta nelle mani del comunismo chi potrebbe dire che non lo avremmo visto fra gli studiosi di Marx e successori levare la sua parola per quest’altro regime? Al contrario: Gentile mostrava, come fascista, d’essere uno dei duri e puri, forse perché sentiva il bisogno di far parte di una congrega, possibilmente quella ch’era al potere.
Nella commemorazione di Frattarolo afferma: “(…) dobbiamo ricordare insieme a Lui, tutti i caduti del nostro passato, tutti i morti della Causa, (…). Oggi più che mai noi sentiamo il dovere di educarci e di educare a questi principî (fascisti, n.d.r.) poichè il mondo attende dall’Italia l’ordine della giustizia che la nostra guerra prepara; e non vi è giustizia senza coscienza di sacrificio, e non vi è bene senza volontà morale.” Quale morale? In una Europa che orrendamente si andava riempendo di morti, di tutte le bandiere, e che, anche a causa delle alate parole sulla razza, avrebbe conosciuto la tragedia nella tragedia della Shoah!


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