Carlo Gentile (1920 -1984) era già
stato ricordato a Foggia nell’incontro: Il
magistero di C. G., tenuto a Palazzo Dogana il 29 Gennaio 2000 i cui atti,
curati da G. Cristino, furono pubblicati da Grenzi nel 2003; nel 2007 a
Rocchetta S. Antonio fu invece ricordato suo padre Francesco per l’occasione
della pubblicazione delle Opere scelte
a cura di Daniela Mammana, Cristino si occupò della presentazione. Il 6 di
Giugno 2014 la Magna Capitana e la Loggia “Carlo Gentile” del Grande Oriente d’Italia
di Palazzo Giustiniani, sotto l’Altro Patronato del Presidente della
Repubblica, tengono una giornata di studi sulla figura del docente foggiano con
relazioni dei proff. Cazzaniga e Fedele, mentre la dr.a Fatigato tratterà il tema:
I periodici della Biblioteca di Carlo
Gentile già oggetto di una sua corposa pubblicazione: Atomi e Vuoto e il Divino in me (G. Rensi) Ex Libris C. G.
presentata sempre da Cristino e pubblicata da Grenzi per la Biblioteca, or è
poco. Modera i lavori Michele Loffredo. Per l’occasione è stata allestita una mostra
bibliografica e documentaria, nella Sala Consultazione, con l’esposizione di
alcuni degli 8.000 volumi e dei 400 periodici che Gentile ha lasciato alla
Biblioteca e di cimeli dei riti massonici e martinisti appartenutigli, infine i
manifesti dell’Associazione del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, redatti ogni
anno dal Gentile.
Tutto questo
fervore intorno alla figura ed all’opera del Gentile, del quale fui buon
conoscente e giovane collega, quando lui era ormai attempato, e con il quale
partecipai al convegno giannoniano di Ischitella nel 1976, non può che farmi
piacere. Colleghi ed alunni lo ricordano con affetto, per la sua apertura mentale
e la dirittura di docente; per tutta la vita non trascurò lo studio certosino;
infine, particolare non trascurabile, ha lasciato il cospicuo fondo alla
Biblioteca provinciale qualificandosi come un foggiano DOC.
Quello che mi lascia un perplesso in
questa operazione culturale di sicuro valore, a parte il patrocinio del
Presidente della Repubblica che non posso condividere, non è tanto il doveroso
ricordo della figura e dell’opera del Gentile, quanto l’enfasi che si vuole
dare al ricordo di un docente ed intellettuale foggiano portando alle stelle
un’opera di studioso e ricercatore che viene qualificato a volta a volta come
grande storico, grande filosofo, tra i più grandi di Foggia etc… elevando una
figura che certo non ha vissuto nella “aurea mediocritas” ma nemmeno ha toccato
le vette del pensiero e della ricerca. Voglio essere ancora più chiaro: tutto
mi da l’idea, senza nulla togliere a nessuno, né tantomeno al Gentile, che si
tratti di una operazione connotata da partigianeria.
E “partigiano”
fu lo stesso Gentile per tutta la sua vita ma di idee e settori ben diversi ra
loro.
Maurizio De Tullio mise per primo in
rilievo - il 26 Febbraio scorso, in un “pezzo” dal titolo eloquente: Quando Carlo
Gentile difendeva la "Razza Italiana" pubblicato in Lettere
Meridiane, il sempre interessante blog di Geppe Inserra - l’appartenenza
del Gentile ad un’altra congrega: il fascismo. Fra le due cose vanno fatte le
dovute differenze: Palazzo Giustiniani, dopo la legge contro le associazioni
segrete del 1925, costituì un Comitato clandestino d’organizzazione con pieni
poteri mentre il Gran Maestro Domizio Torrigiani, ritenuto corresponsabile
dell’attentato dell’on. Zaniboni e del gen. Capello alla vita di Mussolini,
venne arrestato e condannato a cinque anni di confino… mentre il fascismo, con
i suoi orribili delitti, rimane il fascismo! Ma chi vi abbia collaborato e
firmato le sue idee non può certo essere considerato d’improvviso un’altra
persona anche se professa d’improvviso idee opposte come aveva professato e
sostenuto quelle fasciste.
Carlo Gentile nel 1938 |
Introdotto dal padre nel giornalismo collaborava a vari
giornali e riviste, ormai trasformati in “Foglio d’ordine dei fasci di
combattimento”, fra cui “Otto Settembre”, con vari pezzi fra cui il delirante: Il problema della razza dal punto di vista
storico (II, 40 del 12 Ago 1939) in cui afferma: “Nella conquista
dell’Impero e nella difesa della causa fascista, sugli insanguinati campi
iberici, la nostra razza ha dimostrato al mondo contemporaneo i propri valori
innegabili e le inesauribili energie; essa, protetta dalla saggia opera di difesa
del Regime Fascista, costituirà nell’avvenire il substrato formidbabile, dal
quale l’Italia scriverà la sua storia.” Attivo integrante del Guf di Foggia
commemorò, con accenti esoterici e ieratici, che costituiranno in seguito il
suo “leitmotiv”, Lorenzo Frattarolo, importante personaggio del regime,
segretario del GUF. Perfettamente imbevuto di retorica fascista pubblicava
composizioni poetiche futuriste riuscite ma piuttosto demodè, come: Ad un trimotore italiano (“Fiammata” IV,
35 del 17 Nov. 1941). Era e restò una buona penna! (La foto è tratta da www.mangano.it).
Per il giovane Carlo, nel 1945 fu
facile “tornare” alla massoneria e professare idee diametralmente opposte a
quelle precedenti: il padre Francesco, giornalista ed intellettuale liberale e massone,
anch’egli passato al fascismo ed assiduo collaboratore di giornali fascisti,
assurse al grado di Oratore mentre lo zio materno Carlo Irace a quello di
Maestro Venerabile.
Luigi Paglia,
che fu suo alunno, partecipando al dibattito innescato su Lettere Meridiane, affermava: “(…) non mi
sarei mai aspettato simili … trascorsi giovanili (ma a meno di 20 anni è
possibile commettere errori che in età adulta si superano e si stigmatizzano)
(…) e non sarei tanto sicuro che solo la guerra e la caduta del fascismo lo
abbiano… preservato da una luminosa carriera fascista.”. Rispondo al dubbio di
Luigi Paglia, che prosegue con un paragone fra il giovane Gentile e l’attempato
Croce, paragone fuori da ogni prospettiva storico-politica: se l’Italia fosse
caduta nelle mani del comunismo chi potrebbe dire che non lo avremmo visto fra
gli studiosi di Marx e successori levare la sua parola per quest’altro regime? Al
contrario: Gentile mostrava, come fascista, d’essere uno dei duri e puri, forse
perché sentiva il bisogno di far parte di una congrega, possibilmente quella ch’era
al potere.
Nella commemorazione di Frattarolo afferma: “(…) dobbiamo
ricordare insieme a Lui, tutti i caduti del nostro passato, tutti i morti della
Causa, (…). Oggi più che mai noi sentiamo il dovere di educarci e di educare a
questi principî (fascisti, n.d.r.) poichè il mondo attende dall’Italia l’ordine
della giustizia che la nostra guerra prepara; e non vi è giustizia senza
coscienza di sacrificio, e non vi è bene senza volontà morale.” Quale morale? In una Europa che orrendamente si andava
riempendo di morti, di tutte le bandiere, e che, anche a causa delle alate parole
sulla razza, avrebbe conosciuto la tragedia nella tragedia della Shoah!
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